Per capire la particolare logica del sistema fognario e degli impianti di depurazione delle acque veneziane bisogna andare un po’ a ritroso.
È necessario infatti fare un piccolo tuffo indietro nella storia della città e della sua struttura urbana unica al mondo.
Breve storia delle fogne a Venezia
A partire dal Cinquecento, e in particolare in età Napoleonica, il problema delle acque reflue in città viene risolto con la costruzione dei cosiddetti “gatoli”, canali in muratura che scorrono sotto il tessuto stradale e scaricano direttamente nel rio. Naturalmente, gli inconvenienti sono molti: rischi igienici, cattivi odori, infestazione di insetti, topi e altri animali…
Con il secondo Dopoguerra, però la città di Venezia cambia faccia. L’aumento del numero di abitanti, il boom del turismo, l’utilizzo massiccio di detergenti e sostanze chimiche rendono inderogabile un approccio diverso alla depurazione delle acque cittadine.
Dopo varie ipotesi e tentativi, negli anni Novanta si decide di dare vita a un progetto che per l’epoca sembrava quasi visionario: dotare ogni grande struttura del centro storico veneziano di un proprio impianto di depurazione.
In altre parole, vista l’impossibilità di realizzare un sistema fognario dinamico e centralizzato come in molte altre città, si propende per una soluzione decentralizzata, una rete capillare di depuratori più piccoli.
La rete di depurazione veneziana, tra tecnologia e innovazione
Da quel momento, per legge, ogni edificio al di sopra dei 100 abitanti equivalenti ha dovuto installare il proprio depuratore d’acqua interno. Le strutture maggiormente interessate a questa novità sono state ovviamente quelle alberghiere.
Proprio per la particolare conformazione della città di Venezia, con scarichi che versano direttamente nei canali, gli impianti di depurazione devono essere ospitati all’interno degli edifici: nella hall, nelle cucine, a volte nelle stanze da letto. È diventato quindi fondamentale poter contare su impianti perfettamente funzionanti, silenziosi e che non emettessero alcun odore.
Queste esigenze hanno dato una grossa spinta all’innovazione tecnologica degli impianti. Basti pensare che, a distanza di poche decine di anni, siamo già alla quinta generazione di impianti di depurazione!
L’ultimo ritrovato sono gli impianti a membrana, che consentono di depurare l’acqua di scarico al 99%. Questi impianti sono, inoltre, circa 5 volte più piccoli dei loro “antenati” dei primi anni Novanta, e con una resa energetica 3/4 volte maggiore.
Ma anche il funzionamento degli impianti a membrana è davvero stupefacente. In questi impianti le acque reflue, dopo aver subito un trattamento biologico ad opera di batteri che biodegradano le sostanze organiche, vengono filtrate attraverso un sistema di membrane con filtri di porosità di 0,01 micron (cioè 10.000 volte più piccoli di un millimetro). La gran parte dei batteri sono di dimensioni maggiori, quindi restano intrappolati nei filtri, e l’acqua che esce è purissima anche dal profilo biologico… e tutto questo senza dover usare sostanze chimiche disinfettanti!
Il livello di purezza dell’acqua ottenuta è così alto che molte strutture hanno iniziato a riciclare l’acqua depurata per usi domestici negli scarichi dei wc, nelle lavanderie, negli impianti di riscaldamento e raffreddamento o per l’irrigazione dei giardini.
A questo importante traguardo se ne aggiunge anche un altro: il sistema di controllo.
Ognuno dei circa 200 impianti del centro storico è infatti telemonitorato da remoto dal Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche (ex Magistrato alle Acque), che grazie alla tecnologia è in grado di verificare a distanza il funzionamento degli impianti e i parametri di controllo delle acque (es. livello di ossigeno, torbidità).
A questo si integra naturalmente il controllo visivo costante delle acque dei canali da parte degli abitanti… e dei nostri immancabili gondolieri!
Depurazione delle acque a Venezia: un modello mondiale
Quella che negli anni ‘90 sembrava una scelta avanguardistica e sperimentale si è rivelata dunque ricca di benefici. La tecnologia dei filtri a membrana è stata infatti importata anche nei grandi impianti, trasferendo quindi il know-how e l’innovazione veneziana anche a livello nazionale.
In generale, comunque, ci si sta rendendo conto che creare una rete di piccoli impianti può essere una scelta strategica per le aree urbane. L’impostazione classica dei sistemi fognari cittadini, con grandi tubature che portano a impianti di depurazione situati in zone periferiche (per relegare fuori dal centro eventuali cattivi odori legati a malfunzionamento), sta infatti manifestando tutti i suoi limiti.
I grandi impianti, con i loro colossali sistemi fognari, sono infatti molto costosi. È costosa la realizzazione e costose sono la manutenzione, la ristrutturazione e il controllo.
Ma se le tubature non sono controllate costantemente rischiano di causare perdite che contaminano in modo quasi irreversibile le falde acquifere. Da qui deriva la tragica situazione attuale del territorio italiano, dove nella maggior parte delle aree le falde acquifere fino a 200 metri di profondità sono inutilizzabili per estrarre acqua potabile perché contaminate!
Bisogna pensare, infatti, che per mettere mano ad opere pubbliche gigantesche serve un grosso investimento di fondi – fondi che spesso si preferiscono destinare a nuove opere invece che alla manutenzione di quelle già in essere… Oltretutto, ogni intervento di ristrutturazione è estremamente delicato e pericoloso per l’ambiente, perché serve fare grande attenzione agli sversamenti nel terreno, senza menzionare i problemi di viabilità.
Utilizzare una rete di piccoli impianti rende invece tutto più semplice. Con impianti più piccoli è infatti più facile e meno costoso sperimentare nuove soluzioni tecnologiche, che una volta ottimizzate vengono distribuite e mantengono l’intero sistema costantemente all’avanguardia. Ma anche la manutenzione, la riparazione dei guasti e il controllo, essendo estremamente focalizzati, risultano più agevoli e veloci, con minori rischi per l’ecosistema.
Ecco quindi che la pionieristica ricetta veneziana, dettata dalla necessità, è diventata una soluzione estremamente pratica, efficace e poco costosa per la gestione delle acque reflue, guardata con interesse e sempre più imitata in varie parti del mondo.