Daniele Fronza è il Responsabile Progetti Speciali di TEV Group. Scopriamo qualcosa in più del suo lavoro con questa intervista!
Cosa rappresenta per un’azienda investire risorse nei cosiddetti progetti speciali, ovvero in progetti che si discostano dal suo core business?
Per un’azienda investire in progetti al di fuori dal core business rappresenta sempre una grande sfida perché si esplorano settori sconosciuti e ci si apre all’ignoto. Oltre ad essere una sfida, cosa che ritengo essere positiva per un’azienda perché le consente di essere in costante aggiornamento ed evoluzione, realizzare progetti speciali costituisce soprattutto una grande opportunità per le imprese. La diversificazione del proprio business può essere un’arma da utilizzare nei momenti in cui c’è una difficoltà che rallenta i lavori in un settore perché permette di esplorare diverse possibilità e mettersi alla prova come azienda.
Per Tev Group i progetti speciali rappresentano una vera e propria Innovation Strategy e un’occasione di crescita, oltre che un mezzo per fare arrivare l’amore per l’ambiente che caratterizza il nostro lavoro al cliente più di quanto spesso gli impianti riescano a fare (spesso, infatti, si tratta di un settore molto tecnico di cui il cliente finale ha poca comprensione).
Progetti speciali di agricoltura o turismo sostenibile permettono invece di riuscire a raccontare meglio la nostra mission anche a chi è meno preparato in materie tecniche. Facendo un esempio sulla laguna di Venezia ci siamo costruiti negli anni un nome molto importante per quanto riguarda il settore della depurazione ma la laguna di Venezia offre anche tante altre opportunità, gli alberghi hanno bisogno di offrire ai clienti prodotti di qualità.
Negli ultimi anni c’è un’attenzione crescente per le tematiche ambientali, cresce anche la sensibilità degli albergatori rispetto all’acquisto di prodotti coltivati nel rispetto dell’ambiente (pensando all’attuale siccità, ad esempio, ci sono considerevoli differenze tra i diversi tipi di irrigazione). Per questo esplorare diversi settori mantenendo il focus sulle questioni ambientali ci permette di ampliare il core business e trasmettere i nostri valori al cliente. Sta a noi ora sviluppare al meglio i nuovi progetti nascenti.
Come si integrano questi progetti nella mission aziendale?
Per quanto riguarda i nuovi progetti come quello dell’agricoltura sostenibile a Sant’Erasmo e quello nascente in campo di turismo sostenibile a Danta di Cadore si persegue una strategia di economia circolare. In entrambi i progetti si valorizzano materiali naturali e sostenibili come il legno e le biomasse e si pone un occhio di riguardo al riciclo e al riuso, anche rispetto a prodotti di scarto come l’erba tagliata.
I progetti perseguono la mission aziendale di alleviare l’impatto dell’azione umana sull’ambiente. La scelta di creare orti, ad esempio, si oppone in maniera radicale alla più tradizionalmente diffusa coltivazione intensiva che produce molti danni sull’ambiente naturale. Siamo molto attenti anche a dove ci riforniamo delle materie prime, il legno che utilizzeremo per il progetto turistico-ricettivo di Danta di Cadore, di cui presto racconteremo più approfonditamente, proviene dalla pulizia dei boschi locali. Il taglio del legno è quindi necessario a mantenere il bosco in salute, nel rispetto del luogo e dell’ambiente naturale.
Nei progetti speciali l’attenzione si amplia oltre all’aspetto ambientale anche a quelli di sostenibilità sociale. Nel progettare gli orti di Sant’Erasmo, ad esempio, abbiamo voluto pensare a un tipo di agricoltura diversa, alla quale è possibile dedicarsi senza compiere uno sforzo fisico eccessivo. È per questo che gli orti di Sant’Erasmo saranno rialzati, consentendo una migliore qualità del lavoro e l’accesso allo stesso anche a persone con disabilità. La stessa cosa riguarda il progetto di turismo sostenibile di Danta di Cadore. Stiamo costruendo un progetto in antitesi con i classici modelli turistici mordi e fuggi. Vogliamo proporre un modello di turismo che non impatti sull’ambiente naturale circostante e i cui benefici ricadano positivamente sulla comunità presso cui il progetto sarà realizzato, per questo proponiamo un modello di albergo diffuso, lavorando in sinergia con gli esercenti locali. Ci stiamo anche impegnando per rendere struttura e servizi accessibili a tutta la possibile clientela. Non pensiamo che questo ci faccia onore, vorremmo vivere in un mondo in cui l’accesso al turismo per le persone disabili sia dato per scontato, ma la realtà dei fatti è che ad oggi ancora non lo è.
I progetti speciali quindi si integrano nella nostra mission aziendale, ampliando la questione della sostenibilità agli aspetti sociali oltre a quelli ambientali.
La tua formazione include anche materie umanistiche, come interagiscono fra loro aspetti tecnici e umanistici e che valore aggiunto determina questa interazione?
I miei studi magistrali hanno riguardato la gestione del territorio. In questo senso i miei studi mi hanno permesso una maggiore comprensione dei contesti locali presso cui i progetti speciali si vanno a realizzare permettendo di pensare anticipatamente alle ricadute sociali dei vari progetti.
Ad esempio, negli studi ho approfondito l’impatto dell’agricoltura o del turismo sui territori. Queste conoscenze mi hanno portato a pensare subito a un sistema di irrigazione a goccia e di monitoraggio del terreno attraverso sonde per Sant’Erasmo per ridurre sensibilmente lo spreco dell’acqua. Le piante necessitano dello stesso quantitativo di acqua dell’agricoltura tradizionale ma comprendere a quali orari dare acqua e qual è il fabbisogno specifico della pianta cambia il completamente il modo di irrigare.
Per quanto riguarda Danta invece conoscere le ricadute negative che solitamente il turismo comporta sulle comunità mi ha permesso di sviluppare un progetto che tuteli il territorio e nel quale il turismo rappresenti un valore aggiunto che contrasti lo spopolamento dei territori di montagna senza però impattare negativamente su ambiente naturale e comunità locale.
Grazie a Daniele per l’intervista!